La
storia di Sambuci è strettamente legata al suo castello, la cui
costruzione nelle forme attuali è avvenuta in varie fasi tra il
XIII e il XVII secolo.
L'architettura della facciata nord, su Piazza di Corte, rivela
chiaramente due corpi di epoche diverse: una parte comprende due
delle quattro torri dell'intero complesso, il portale bugnato
dal quale si accede al cortile coperto e, arretrata, la facciata
del palazzo collocabile tra medioevo e rinascimento; oltre la
torre di sinistra invece si distingue il corpo seicentesco a due
piani, con eleganti finestre ad arco e rettangolari, che in
basso ospita un'ampia nicchia con fontanella.
Quest' ultimo fu aggiunto dagli Astalli per comprendere una
cappella e un nuovo salone con loggia ad est verso i giardini.
Una pregevole veduta di quest'ala e della loggia, con
contrafforti e volute barocche, si ha dalle aiuole all'italiana
del parco. ll castello si presenta come un ampio quadrilatero
molto irregolare, con quattro torri angolari e si sviluppa su
cinque livelli, di cui uno seminterrato. quest' ultimo era
adibito alle cucine, il piano terra a pratiche lavorative, allo
studio e al culto; al primo piano vi erano le sale di
rappresentanza, il grande salone per le feste e le stanze ad uso
privato; al secondo le stanze degli ospiti e i forestieri e il
terzo era destinato ai servizi.
All'interno si devono segnalare la presenza di numerose sale
affrescate di notevole interesse e bellezza; nel torrione sud
troviamo la sala Gerusalemme liberata con copertura a volta
interamente affrescata tratte dal poema tassiano; al primo piano
di
grande effetto è la decorazione del Salone delle Prospettive
che reca la data 1645, con vedute prospettiche di paesaggi,
incorniciate da un colonnato scandite dalle figure monocrome di
Vulcano Ganimede, Giove e Marte, Ercole e Mercurio, Nettuno e
Apollo; nei medaglioni monocromi, sopra le belle porte in legno
dipinte, si riconoscono le figure allegoriche delle arti
(pittura e scultura); di pregevole fattura è il soffitto a
cassettone e travi con rosette a rilievo in nero e oro; il
pavimento in ceramica è stato ripristinato dai marchesi Theodoli
in epoca più recente; ancora affrescate sono una sala da bagno
il cui soffitto ospita al centro la scena di Mosè e il miracolo
dell'acqua ed in fine la sala dei ciclopi che prende il nome
dalle figure agli angoli del soffitto, in atto di sostenere
medaglioni con le figure monocrome di Apollo, Marte, ed Ercole.
Autore
degli affreschi fu Giovan Angelo Canini studioso di antichità
classiche e pitture, allievo per un breve periodo del
Domenichino, che "prese poi servitù dal cardinal Astalli e per
mezzo di lui la prese ancora col marchese suo fratello, che lo
condusse a dipingere nel palazzo e chiese del feudo di Sambuci".
Il salone del carro del Sole, al primo piano in corrispondenza
della loggia seicentesca, restaurato nel 1933 come ricorda
l'iscrizione sopra la porta. il soffitto in legno dipinto è di
preziosa fattura nello stile del pittore Romano Mario De' Fiori.
Fu trasportato e riadattato quì nel 1883dal palazzo Theodoli di
Roma, distrutto tra il 1881 e il 1882.I soggetti rappresentati
sono al centro il carro del sole e ai suoi lati le allegorie del
giorno e della notte. sopra le finestre amorini in scene
giocose, realizzati ad affresco. Al piano terra si trova invece
la cappella privata dedicata all'Arcangelo Michele con volte
decorate ed altarino centrale sormontato da una grande cornice
in stucco di stile barocco, che doveva contenere un'immagine
sacra. purtroppo dell'arredo interno non rimane nulla ad
eccezione di alcuni antichi scaldabagni a legna dei primi del
secolo, di cui un esemplare è visibile nella sala antistante lo
scalone d'ingresso.
Detto comunemente dagli abitanti "LA VILLA" il grande giardino
del castello, oggi parco comunale, si estende per una superficie
di 54.650 mq ed è l'unico grande giardino della zona. Fu
realizzato a partire dal XVII secolo quando da fortezza
difensiva divenne dimora signorile. Nel parco si possono vedere
con chiarezza le siepi modellate in maniera tale da raffigurare
i simboli delle due grandi casate che abitarono il castello, le
ruote dei Theodoli e i tre cerchi degli Astalli. Un altro
elemento caratterizzante della villa, sono le quattro statue
posizionate nel punto di incontro dei vialetti che tagliano il
parco in quattro parti.
Le su dette statue rappresentano le quattro stagioni e sono
state ricollocate al loro posto da non molto tempo in quanto
furono rubate e solo per caso ritrovate da un paesano che le
vide in una vetrina di un negozio di antiquariato di Roma. |